Santuario di S.Francesco da Paola
Notizie storiche
Secolo
XV secolo
Frazione di secolo (inizio, prima metà, seconda metà...)
Fine del XV secolo
Data (fondazione)
1494
Utilizzazione
Attività (uso attuale)
Basilica. Edificio di culto regolarmente aperto al pubblico
Uso storico
Edificio di culto collegato alla sede del Convento dei frati Minimi
Storia
Struttura esterna del Santuario
Il Santuario di San Francesco da Paola sorge su un colle, un tempo chiamato il “Caldetto”, situato nel quartiere di San Teodoro, a 132 metri s.l.m. . La leggenda narra che Francesco, il Santo calabrese, facendo sosta a Genova nella primavera del 1483, durante il suo viaggio per la Francia, posò lo sguardo su quel colle che domina la città verso occidente, e profetizzò la costruzione di una chiesa dedicata a Gesù e Maria.
Il primo edificio fu completato nel 1494 grazie all’intervento del nobile Ludovico Centurione che il 22 ottobre 1487, a nome e per conto di frate Francesco e dei suoi confratelli, comprò da Martino Clavica una casa in rovina e il bosco in prossimità del Caldetto; purtroppo per quel che riguarda la struttura primitiva si sa ben poco. In seguito il Santuario fu ampliato e abbellito con l’aiuto del popolo e di alcuni nobili tra cui Andrea Doria, nel XVII secolo la nobildonna Veronica Spinola e nell’’800 il Marchese G.B. Lomellini. La Chiesa si arricchì di importanti decorazioni e di preziose opere, eseguite da grandi artisti dell’epoca e nel secolo scorso furono completati i bellissimi affreschi della volta centrale.
Il Santuario fu rifabbricato in forma più grandiosa tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600. Subì gravi danni durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e terminato il conflitto iniziò una lenta e soddisfacente opera di restauro conclusasi nel 1970.
Struttura architettonica
Ex voto appesi in una parete dell'atrio
Ancora Hall
- Esterno
L’edificio è imponente e le pareti perimetrali, completamente spoglie, non fanno presagire la ricchezza di marmi policromi e di opere che decorano l’interno.
Il campanile, che è inserito tra il santuario e il chiostro, è a sezione quadrata, intonacata, senza decorazioni, è formato da cinque ordini ed è coronato da una cupola e il suo ingresso si trova dietro la Cappella di San Francesco da Paola in fondo alla navata sinistra.
Della chiesa primitiva restano solamente quattro chiavi di volta in pietra nera – una con la Madonna e il Bambino e l’altra con S. Barbara; e le altre due con i nomi dei titolari, Gesù e Maria, oggi murate nell’atrio – nonché una pietra bianca squadrata recante il titolo della chiesa, l’anno 1500 e uno stemma abraso.
Dal grande piazzale, con vista sul porto di Genova, non si entra direttamente nel Santuario, ma si attraversa un piccolo corridoio e un luminoso atrio con ampie vetrate e con le pareti completamente ricoperte da ex-voto e dipinti che testimoniano le grazie ricevute sia dai naviganti che dai fedeli; sulla destra di questo locale c’è un portone in legno, dal quale si accede all’interno del Santuario.
Di fronte all’entrata è esposta un’"ancora Hall" offerta nel 2002 dall’Associazione Nazionale Marinai d’Italia in onore del loro Santo Patrono.
Interno del Santuario |
- Interno
Navata laterale destra
La pianta del Santuario si presenta a 3 navate sorrette da 14 colonne. Nella navata maggiore, il principale motivo architettonico, costituito dai pilastri e dalla trabeazione corrente su di essi internamente, risulta oggi alterato dal distacco tra il paramento in marmo bianco dei sostegni e i loro capitelli dorati e assimilati con la trabeazione nella decorazione ottocentesca. Il carattere della navata centrale, coperta da un’unica volta a botte, è grandioso ma semplice e, per via dei pilastri quadrati ed elementari – anche prescindendo dalla decorazione della volta - può sembrare perfino rustico, come del resto si addiceva ad una chiesa suburbana situata tra ville e orti .
Invece l’andamento delle navate laterali è più vivace e movimentato; esse sono caratterizzate da cupolette emisferiche che si innalzano su ciascuna delle sei campate poiché questa serie di cappelle affiancate a sé stanti sono – in parte ancora oggi – separate con balaustre l’una dall’altra oltre che dalla navata maggiore. Oggi le cappelle sono quattro per lato, in quanto le terze campate costituiscono ingressi alla chiesa dal piazzale e dal chiostro, e le seste, rimossi gli altari, sono asservite alle due cappelle terminali che fiancheggiano il presbiterio.
Dopo la grande rifabbricazione del Santuario nei primi anni del Seicento, la seconda metà del secolo vede altri importantissimi interventi: la ricostruzione del presbiterio e del coro absidato. Ciò avvenne negli anni 1669-70 per conto della principessa Veronica Spinola e del figlio Francesco Maria, ad opera del maestro Luca Carlone su disegno dell’architetto lombardo Piero Antonio Corradi, una tra le figure più importanti di Genova nella seconda metà del ‘600, continuamente impegnato sia per commissioni di privati sia per opere pubbliche. Il nuovo corpo di fabbrica dei primi anni del secolo sorge nello stesso luogo di quello preesistente forse sopravanzato soltanto in altezza. Probabilmente un ampliamento del coro e del presbiterio fu ottenuto trasportando in avanti altare e balaustrate fino a impegnare l’ultima campata della navata. La principessa Spinola contemporaneamente provvedeva sia all’arredamento del nuovo coro con stalli in noce di Andrea Labati di Marsiglia su disegni del P. Leonardo De Ferrari, sia alla sistemazione definitiva della strada che porta al santuario ad opera di Luca Carlone: si tratta della strada alberata tutt’ora esistente, che sale a tornanti fino al piazzale della chiesa. Nel Settecento si registra la sistemazione della sacrestia con grandi armadi di noce di gusto tipicamente genovese (in parte distrutti in un incendio nel 1910).
La seconda metà del secolo invece è caratterizzata dal rifacimento di alcune cappelle tra cui quella dedicata al Santo, che ancora oggi, per la sua ricchezza e per la sua coerenza stilistica, costituisce la parte più eccezionale della chiesa e quella del Crocefisso ( in fondo alla navata sinistra; dal 1929 dedicata alla Madonna del Miracolo) il cui altare è simile a quello del Santo. Nel corso dell’Ottocento le soppressioni napoleoniche determinarono per qualche anno la chiusura della chiesa e l’abbandono del convento.
Un momento capitale per il Santuario furono gli anni 1845-47, quando esso fu pressoché interamente decorato, naturalmente secondo i gusti del tempo. Questa decorazione è tale da marcare sensibilmente la fisionomia della chiesa, che a stento può immaginarsi nella sua originaria nudità.
La superficie del vecchio pavimento formata in gran parte di lapidi fu rinnovata verso fine ‘800 con una nuova pavimentazione, ma furono preservate le tombe di Veronica Spinola, dell’arcivescovo Nicolò Spinola, del marchese G.B. Lomellini, dell’amiraglio Luigi Serra e della marchesa Luigia Pallavicino, celebre per la famosa ode del Foscolo, qui sepolta nel 1841.
Opere notevoli
Il Santuario è sede di numerosi dipinti appartenenti ai maggiori artisti genovesi dei secoli passati. Per tutto il Cinquecento le notizie sono scarsissime e praticamente ridotte ad alcuni quadri che rimangono a testimoniare la fortuna della chiesa in questi anni.
Le opere conservate sono:
- Presepe di Luca Cambiaso (terza cappella destra)
- San Francesco da Paola di Lazzaro Calvi (cappella di fondo a destra)
Entrambe certamente eseguite per questa chiesa come pare assai probabile anche per altre due tavole:
- Ascensione di Giovanni Cambiaso (sesta cappella a destra)
- Sant’agostino di Ottavio Semino (prima cappella a sinistra, parete laterale)
L’ultima opera è di introduzione più recente nel santuario forse perché proveniente da un convento o da qualche privato:
- Orazione nell’orto di Luca Cambiaso (sesta campata a sinistra)
Il più antico di questi dipinti è l’Ascensione, opera certamente genovese, databile circa al quarto decennio del Cinquecento. Per questo quadro è stato fatto più volte il nome di Antonio Semino ma negli ultimi anni si può affermare quasi con sicurezza la paternità a Giovanni Cambiaso.
"Ascensione" di Giovanni Cambiaso(?) |
"Il presepe" di Luca Cambiaso |
Nel primo Seicento la chiesa si arricchisce di nuove opere:
- Pala di Ognissanti di Cesare Corte (terza cappella a sinistra)
- Pala del Viatico di San Gerolamo di G.B. Paggi (seconda cappella a destra)
- Statua della madonna di T.Orsolino (prima cappella a destra)
Pala di Valerio Castello "Madonna con il Bambino e S. Antonio da Padova, San Martino e il mendico"
Intorno alla metà del Seicento, altri dipinti:
- Pala di San Giovanni Battista opera di donna Angela Veronica Airola (prima cappella a destra, parete laterale)
- Affresco di G.B. Baiardo nella volta della cappella delle reliquie, poi perduto nel rinnovamento di quella parte delle chiesa
- Una preziosa pala lignea di Valerio Castello - restaurata nel 2006 insieme ai marmi che decorano la cappella delle Reliquie - composta dai due sportelli dell’altare, con la Vergine e il Bambino tra gli Angeli, Sant’Antonio da Padova e San Martino che divide il mantello con il mendicante.
- La lavanda dei piedi di Orazio De Ferrari (cappella di fondo alla navata sinistra, parete laterale)
- Salita al calvario per la quale non è stato ancora scoperto l’autore (cappella di fondo alla navata sinistra, parete laterale)
Nel Settecento si aggiungono:
- L’Assunta di A.M. Maragliano
- Affresco della Gloria del Santo di Giuseppe Palmieri (presente nella volta della cappella del Santo)
- San Michele Arcangelo e San Francesco di Sales di Francesco Campora (quarta cappella a destra, dal 1950 dedicata alle reliquie del Santo)
- Beati Gaspare e Nicola dei Minimi di Francesco Zignago (seconda cappella a sinistra)
- L’ Annunciazione di Francesco Zignago (prima cappella a sinistra)
Nell’Ottocento vengono eseguiti gli affreschi per la volta del presbiterio e del coro:
- Incoronazione della Vergine di Giuseppe Isola
- Predica del Battista di G. Isola
- Disputa di Gesù nel tempio di G. Isola (sulla parete)
Decorazione della navata centrale |
Cappella del Santo |
La decorazione della navata centrale è stata eseguita dal giovane Giacomo Ulisse Borzino con la collaborazione per gli ornati di Giuseppe Leoncini e Luigi Morgari. Le cupoline della navata destra sono state affrescate da Cesare Michele Danielli e Giuseppe Leoncini. Gli affreschi della navata sinistra sono più recenti e di vari autori tra cui Luigi Gainotti, Luigi Morgari e Raffaele Albertella.
Meritano particolare menzione gli altari delle navate laterali: nessuno degli altari per i quali i quadri del Cinquecento erano stati dipinti ci è pervenuto. Invece sono molto particolari quelli della fine del Cinquecento o il inizio del Seicento, del tipo allora preferito, a cassone con pala tra due colonne reggenti architrave con timpano spezzato. Per essere adattata ad uno di questi altari la tavola del Presepe di Cambiaso fu notevolmente ingrandita.
Note
Campana del Mare
- Nel 1811 tra le tante opere d’arte convogliate in Francia per il museo imperiale del Louvre, da questa chiesa furono portate via: la pala dell’ Ascensione, il Presepe del Cambiaso, il Viatico di S.Gerolamo del Paggi. Ma per fortuna sono state tutte restituite indenni negli anni successivi.
- Il 25 maggio 1930 fu collocata sul campanile del Santuario la "campana del mare" chiamata "Santa Maria" come la caravella di Colombo, sulla quale fu incisa la seguente frase: "Per i naviganti pregando, aigilo, illumino". Tutte le sere, al crepuscolo, la campana suona lenti rintocchi per ricordare e pregare i marinai scomparsi in mare.
- Il 21 maggio 1930 Pio XI elevò il Santuario a Basilica Minore mentre il 27 marzo 1943 Pio XII proclamò S. Francesco da Paola "Speciale celeste Patrono presso Dio delle Associazioni preposte alla Gente di Mare, delle Società di Navigazione e di tutti i Marittimi italiani".
Esposizione della statua di S.Francesco sull'altare |
Messa in onore del Santo Patrono dei Marinai |
Bibliografia
- P.Luigi Pancrazi / G.V. Castelnovi, "La Basilica di S.Francesco da Paola in Genova - Santuario dei Marinai", Edizione a cura dei Padri Minimi del Santuario - F.lli Pagano, 1971;
- F.Caraceni Poleggi, "GENOVA - Guida Sagep", Sagep Editrice, Genova, 1989